anticorpi monoclonali
Gli anticorpi monoclonali rappresentano una delle scoperte più rivoluzionarie della medicina moderna. Utilizzati inizialmente per il trattamento di alcuni tumori, oggi sono impiegati anche per curare malattie autoimmuni, infiammatorie, neurologiche e infezioni gravi come il COVID-19.
Ma cosa sono esattamente? Come agiscono sull’organismo? E in quali patologie vengono usati? Scopriamolo insieme.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali?
Gli anticorpi monoclonali sono proteine artificiali create in laboratorio per riconoscere e legarsi a uno specifico bersaglio (antigene), che può essere presente su virus, cellule tumorali, cellule infiammatorie o altre molecole del corpo.
A differenza degli anticorpi naturali, che sono prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta a un’infezione, gli anticorpi monoclonali sono progettati per uno scopo preciso e vengono somministrati per via endovenosa o sottocutanea.
Come funzionano?
Gli anticorpi monoclonali imitano la funzione degli anticorpi naturali, ma con una maggiore precisione. A seconda del tipo e del bersaglio, possono:
- Bloccare recettori o segnali che favoriscono la crescita di cellule malate (es. nel cancro);
- Neutralizzare virus o tossine, impedendone la diffusione (es. nel COVID-19 o nell’epatite);
- Modulare la risposta immunitaria, in caso di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide o la sclerosi multipla;
- Distruggere cellule bersaglio, attivando il sistema immunitario contro di esse (effetto citotossico).
Tipologie di anticorpi monoclonali
Esistono diversi tipi di anticorpi monoclonali, classificati in base alla loro origine e struttura:
- Umani (–umab): derivano completamente da geni umani (es. adalimumab);
- Umanizzati (–zumab): contengono in parte geni umani e in parte murini (topo);
- Chimerici (–ximab): sono in parte umani e in parte animali;
- Murini (–momab): derivano interamente da cellule murine (oggi poco usati per via delle reazioni immunologiche).
In quali malattie si usano?
Gli anticorpi monoclonali sono impiegati in numerose patologie, tra cui:
🧬 Malattie oncologiche
- Mieloma multiplo (es. daratumumab)
- Leucemie e linfomi (es. rituximab)
- Tumore al seno, colon, polmone (es. trastuzumab, cetuximab)
🧠 Malattie autoimmuni e infiammatorie
- Artrite reumatoide
- Lupus eritematoso
- Psoriasi
- Morbo di Crohn e colite ulcerosa
- CIDP (Polineuropatia Cronica Infiammatoria Demielinizzante): in alcuni casi resistenti, si stanno sperimentando anticorpi monoclonali diretti contro molecole del sistema immunitario.
🦠 Malattie infettive
- COVID-19: anticorpi monoclonali come casirivimab e imdevimab sono stati usati per prevenire forme gravi.
- Epatite B e C (in fase di studio)
- Virus respiratori nei pazienti fragili
Effetti collaterali
Gli anticorpi monoclonali sono generalmente ben tollerati, ma possono provocare effetti collaterali, soprattutto al primo utilizzo:
- Reazioni allergiche o da infusione (febbre, brividi, eruzione cutanea)
- Infezioni dovute alla soppressione del sistema immunitario
- Dolori articolari o muscolari
- Alterazioni ematiche (piastrine, globuli bianchi)
Il rischio varia a seconda del tipo di anticorpo e della malattia trattata. Per questo motivo, la somministrazione è sempre sotto controllo medico specialistico.
Futuro e innovazione
La ricerca sugli anticorpi monoclonali è in costante evoluzione. Nuove terapie mirate sono in fase di sperimentazione per:
- Malattie neurodegenerative (es. Alzheimer)
- Malattie rare autoimmuni e neuromuscolari
- Prevenzione delle recidive tumorali
Stanno emergendo anche anticorpi bispecifici, in grado di legarsi a due bersagli contemporaneamente, e immunoconiugati, combinati con farmaci o tossine per aumentare l’efficacia.
Conclusione
Gli anticorpi monoclonali hanno rivoluzionato la medicina moderna, offrendo cure sempre più mirate, personalizzate e spesso più tollerabili rispetto alle terapie tradizionali. Dalla lotta contro il cancro al trattamento delle malattie autoimmuni e infettive, il loro utilizzo è destinato a crescere.
Se ti è stato proposto un anticorpo monoclonale come terapia, chiedi al tuo specialista tutte le informazioni necessarie: conoscere il farmaco che si assume è il primo passo per affrontare il percorso terapeutico con consapevolezza.